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The survival of a camera loaded with Life

Da Bruxelles, una storia che ne contiene tante

- find the english story below - 

Come sapete, S4C sta cercando di raccontare le storie rifugiate di chi scappa dalla paura e dalla distruzione. Cerchiamo di farlo senza retorica e con una narrativa positiva. E, soprattutto, partiamo dal presupposto che la parola "rifugiato" sia un aggettivo e non un sostantivo. Chi arriva qui, prima era "altro". Purtroppo per molti, troppi, un rifugiato smette di essere ciò che era e diventa "semplicemente" un rifugiato, un numero, una statistica e - in ultima analisi - un problema.

Certo, l'enorme flusso è diventato a buona ragione un'emergenza europea e deve essere affrontata non solo socialmente ma anche politicamente. Ma a noi - che siamo raccontastorie - piace raccontare le storie che si rifugiano da noi. Cercando magari quelle di chi - prima - era un creativo e ora non riesce più ad esserlo. A chi, di storie, ne raccontava, e vorrebbe continuare a farlo. Di chi aveva talento e ora non ha i mezzi e le condizioni per coltivarlo e contribuire - magari - ad integrarlo nella nostra società.

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E' per questo che stiamo cercando di incontrare giovani rifugiati di talento con storie da raccontare. Ovunque. Lo facciamo da tempo a Roma nella nostra Casa dei Raccontastorie e stiamo cominciando a farlo anche qui a Bruxelles, dove i drammatici episodi degli ultimi giorni stanno facendo piombare la società in un pericoloso antagonismo "noi contro loro". 

Quando il pericolo è reale, avere paura è un diritto ma è anche una scelta. E per noi che abbiamo scelto di raccontare piccole storie, anche controcorrente, farlo è un dovere. Come lo è dare una chance a chi se lo merita.

Ecco, recentemente ho incontrato due belle storie. Lui si chiama Sultan, ha 22 anni e viene da Aleppo. Lì era un fotografo freelance e aveva da poco cominciato una promettente carriera, prima di rifugiarsi a Bruxelles con la sua macchina fotografica piena di storie.

Lei si chiama Rand, ha 21 anni e viene da un paesino vicino Damasco. Studiava musica prima di scappare dalla guerra e rifugiarsi, pochi mesi fa, a Bruxelles.

Sultan ad Aleppo

Sultan ad Aleppo

Entrambi, adesso, sono volontari in un'associazione non profit che fornisce supporto psicologico a bambini rifugiati e fanno parte del gruppo di S4C Bruxelles. Sono stati accolti entusiasticamente da tutti noi e li formeremo per consentirli un'integrazione - anche professionale - più rapida in una città che già sentono come la loro.

Ho deciso, questa volta, di chiedere a Rand di raccontare il suo amico Sultan. E' la prima volta che Rand scrive un articolo giornalistico ed è stata brava. Ed è la prima volta che Sultan parla di se' da quando è arrivato. 

Vi lascio a queste due belle storie, chiedendovi un aiuto per continuare a farlo. Sultan ha bisogno di nuova apparecchiatura fotografica per ricominciare a lavorare. Ci aiutate? Avete una macchina fotografica che non usate o delle lenti che volete cambiare? Fatecelo sapere.

Serviranno sia a lui sia a quelli che formeremo qui a Bruxelles.

Ci sono tante storie rifugiate. E tante ragazze e ragazzi che vorrebbe essere loro stessi a raccontarle e raccontarsi meglio di quanto non stiamo facendo noi che - spesso - a stento li "vediamo".

Antonio Amendola

The survival of a camera loaded with Life

(by Rand Abou Fakher*)

- in italiano più sotto - 

Sultan Kitaz is a Syrian freelance photographer from Aleppo. Six months ago he arrived in Belgium with a camera loaded with stories of more than 4 years of war.

Four attempts it took him and his camera to cross the Mediterranean Sea by a rubber boat. Three times the Turkish police caught the group of refugees of which he was part. One time the trafficker even left him behind in the forest.

AA2016_REF_073After that he arrived to the Greek Island of Mytilini, alive and well. He then slogged through south Europe, trying to cross the borders.

After weeks of walking he arrived in Hungary. Here the police put him together with hundreds of other refugees in busses, the windows darkened, without food or water, for a degrading 16 hours until they sent them to the border with Austria. From this point, the trip to Belgium was not so difficult anymore. On the first of October, he arrived in Brussels with his camera that had so many stories to tell.

Since the beginning of the Syrian crisis Sultan was driven to photograph scenes of the conflict that surrounded him. Soon he started corresponding with channels and newspapers.

In 2012 he bought a professional camera and started publishing his photos on the social media. A photo he took one year later got published in many newspapers and went viral on the social media, still being an amateur photographer.

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Several international press agencies contacted him. Until he left Syria in August 2015, he freelanced for Reuters.

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Today Sultan is seeking to pick up the thread as a photographer in Belgium. He started photographing in the streets and also he is photographing as a volunteer with the association SB Overseas that provides psychological helps for refugee kids.

On his own, he is trying to learn English.

I started photographing at the age of twenty. Today I achieved a reasonably good level… So where will I be in ten years from now? I seem to be fairly talented, I believe in my abilities and I am ambitious. Despair is a word I banned from my vocabulary

He wants to talk about his life, about four years suffering. He also wants to be part of the new society he came into, sharing ideas and a view on life that is quite close to his.

PHOTO GALLERY / GALLERIA FOTOGRAFICA

Who is Rand Abou Fakher

I grew up in Swaida, a small and peaceful city, with a more than one thousand year old history.

AA2016_REF_052At the age of eighteen I moved to Damascus to study music and sound engineering in the Higher Institute for Music and Dramatic Arts. Because of the continuous attacks to the old city center and to the school, I quit after one and a half year. I started teaching to make a living.

In August 2015 I saw no other option then leaving my homeland.

On the shore of Turkey I stepped in a rubber boat, like many had done before me and many more would do after me, well aware of the danger.

Landing on the beach of Greece after 5 hours was a huge relief. There we started walking through Europe, heading for Belgium.

I want to complete my studies and to go to school without being scared.

Belgium offers such a freedom of choices for how to make your life here. Brussels has already become my city.

I met Sultan at SP Overseas, where we both work as volunteers helping refugee kids.

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La storia di una macchina fotografica rifugiata e piena di storie

La storia di Sultan

(articolo di Rand Abou Fakher*)

Sultan Kitaz è un fotografo free-lance siriano di Aleppo. Sei mesi fa è arrivato in Belgio con una macchina fotografica piena di storie di più di 4 anni di guerra.

Ci sono voluti quattro tentativi per lui e la sua macchina fotografica per attraversare il Mar Mediterraneo in gommone. Tre volte la polizia turca ha fermato il'gruppo di rifugiati di cui faceva parte e una volta il trafficante che li aveva in carico lo ha abbanondato in un bosco.

Alla fine è riuscito ad arrivare nell'isola greca di Mytilini, vivo e vegeto. Da lì si è incamminato attraverso l'Europa del Sud, nel tentativo di attraversarne i confine e arrivare in Belgio.

Dopo settimane di cammino è arrivato in Ungheria. Qui la polizia lo ha messo insieme a centinaia di altri rifugiati in un autobus dalle finestre oscurate, senza cibo né acqua, per un degradante viaggio di 16 ore fino al confine con l'Austria.

AA2016_REF_078Da quel punto, il viaggio in Belgio non è più così difficile. Il primo di ottobre 2015, è arrivato a Bruxelles con la sua macchina fotografica, così piena di storie da raccontare.

Fin dall'inizio della crisi siriana Sultan ha fotografato le scene del conflitto che lo circondava. Ben presto ha iniziato a corrispondere con media e giornali.

Nel 2012 è riuscito ad acquistare una macchina fotografica professionale e ha iniziato a pubblicare le sue foto sui social media.

Una foto prese a girare, fu notata e subito dopo pubblicata in molti giornali, diventando virale sui social media. Sultan era ancora un fotografo amatoriale.

SultanKitaz

Diverse agenzie di stampa internazionali lo hanno contattato da quel momento. Fino a quando ha lasciato la Siria nel mese di agosto 2015 quando era un freelance per la Reuters.

Oggi Sultan vive a Bruxelles e vorrebbe tornare a fare il fotografo, riprendendo il suo cammino di apprendimento e miglioramento così promettente.

AA2016_REF_100Ha iniziato a fotografare per le strade siriane e lo sta facendo anche in Belgio. Ma fa anche il volontario per l’ Associazione SB Overseas che fornisce supporto psicologico per bambini rifugiati.

E da solo sta cercando di imparare l'inglese.

12140559_917224075037943_683132926489512697_nPerchè vuole raccontare la sua vita e I suoi ultimi quattro anni di sofferenze.

E vorrebbe essere parte integrante della nuova società in cui è arrivato condividendo idee e una visione della vita che sente abbastanza vicina alla sua.

“Ho iniziato a fotografare a vent'anni. Oggi credo di ho aver ragionevolmente raggiunto un buon ma ho ancora tanto da imparare. Dove sarò fra dieci anni? Ritengo di avere abbastanza talento, credo nelle mie capacità e sono ambizioso. La disperazione è una parola che ho bandito dal mio vocabolario”

Rand

 

*Chi è Rand Abour Fakher

Ho 21 anni. Sono cresciuta a Swaida, una piccola e tranquilla città in Siria, con più di mille anni di storia.

A diciotto anni mi sono trasferita a Damasco per studiare musica e ingegneria del suono presso l'Istituto Superiore di Musica e Arte Drammatica. A causa dei continui attacchi al centro storico e alla scuola, ho smesso dopo un anno e mezzo. Ho iniziato a insegnare per guadagnarmi da vivere.

AA2016_REF_052Ad agosto 2015 la Guerra non mi ha lasciato più altra scelta che abbandonare il mio Paese.

Sulle coste della Turchia sono salita su un gommone, come molti altri prima di me e molti altri faranno dopo di me, ben consapevole del pericolo.

Arrivare sulla spiagge della Grecia dopo 5 difficili ore è stato un enorme sollievo. Da lì abbiamo abbiamo iniziato a camminare attraverso l'Europa, in direzione del Belgio.

Oggi vivo qui a Bruxelles. Vorrei ricominciare ad andare a scuola e terminare miei studi senza avere paura.

Il Belgio offre una tale libertà di scelta su cosa fare nella vita.

Bruxelles ha già diventata la mia città.

Ho incontrato Sultan presso l’Associazione SP Overseas, dove entrambi lavoriamo come volontari per aiutare bambini rifugiati.




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