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Stiamo al gioco, ma cambiamo le regole!

Shoot4Change racconta, nei 18 anni dei Mondiali Antirazzisti, come, cambiando le regole del gioco, i mondiali possano combattere il razzismo.

 

Descrivere i mondiali antirazzisti in poche parole? Non è cosa facile. Il senso l’abbiamo trovato tutto lì dentro, nelle luci e nelle ombre che bucano quello striscione appeso a bordo campo, luci e ombre poco distinte, poco nitide. Forano il tessuto proprio lì dove sta scritto “RACISM” a grandi lettere. Forse l’idea che ci siamo fatti di questa breve esperienza sta racchiusa in questa fotografia, scattata mentre i campi da gioco lentamente cominciavano ad animarsi, in una mattina afosa di inizio estate.

Da una parte le due sagome scure che stanno per uscire di scena. Sagome scure come l’odio e l’intolleranza, come l’ignoranza e la paura di chi non riesce a confrontarsi con realtà e modi di vivere differenti, scure come l’indifferenza e la rassegnazione che portano all’apatia profonda e che in momenti di crisi sociale diventano malattie altamente contagiose. Quelle due sagome le rivedo più marcate, esitano ad uscire dall’immagine, ogni volta che gli occhi incrociano lo striscione.

Ma le due sagome scure fanno meno paura quando il campo e lo spazio diventano di tutti, quelli che in quella stessa fotografia stanno là dietro, donne e uomini, bambini e anziani, insieme.

Bosco Albergati di Castelfranco Emilia ci accoglie così, con l’aroma di caffè senegalese che si mescola all’odore delle lasagne alla bolognese, mentre parate stilisticamente discutibili, ma efficaci, di portieri dalle chiome stravaganti si accompagnano alle falcate coraggiose di giocatori vestiti in tutù, e la musica si alza allegra come i colori delle svariate fedi sportive presenti.

I mondiali antirazzisti sono prima di tutto una grande festa, uno spazio in cui fatica e voglia di conoscere e condividere si fondono. Chiunque può aggregarsi e formare nuove squadre. In questi mondiali i tornei non sono competitivi, lo sport è gratuito e accessibile a tutti, “la cittadinanza è universale” e “il movimento è libero”.

 

Questi i temi portanti dei 18anni dei Mondiali antirazzisti, perché “se è vero che a 18 anni acquisiamo nuovi diritti, questo ancora, senza lo “ius soli” in Italia e altrove è un diritto negato per molti ragazzi”.

L’obiettivo è unire culture apparentemente lontane, come gli ultras e le associazioni di volontariato, come la cultura africana e quella europea, attraverso lo sport e l’incontro che in comune hanno la “fatica”, la fatica di giocare con la passione e la voglia di sempre anche sotto il sole cocente e la sabbia che si alza ad ogni passo, la fatica di rialzarsi dopo un contrasto più duro del solito, la fatica nel cercare di trovare ancora un respiro dopo una corsa in più dietro a un pallone praticamente irraggiungibile. La fatica nel confrontarsi con gli “altri” con la consapevolezza e la paura di trovare negli “altri” una parte di se stessi.

[foto: Marcello Conti, Erik Ghedini, Pierpaolo Giacomoni, Francesca Mascellani, Luca Zampini]




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