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I Liberi Nantes continuano a giocare. Nonostante tutto

[english abstract: You know Liberi Nantes by now. We met them long time ago and we told their stories many times. They are an amazing football Team in Rome, made up solely by Refugees and Asylum seekers. And a bunch of extraordinary volunteers who understand the value of sport as a tool of social integration. I went to their game today, under an incredible strong rain that does not to give up in Rome. They keep playing, they keep enjoying football. But they ran out of money and they had to borrow tshirts (to say the least). Notwithstanding, they keep hoping for the best. We’ll soon try to figure out someway to help them. Stay tuned]

(testo e foto: Antonio Amendola/S4C)

Era da tempo che non andavo a trovare gli amici dei Liberi Nantes. Anzi, i “fratelli”, come ci chiamiamo ormai da anni.

Per chi ancora non lo sapesse, i Liberi Nantes sono una squadra di calcio composta esclusivamente da rifugiati e richiedenti asilo, che fa dell’integrazione sociale attraverso lo sport la propria missione. Da un certo punto di vista, è molto più di una squadra, come è molto di più di un’associazione di volontariato (dove alcuni straordinari ragazzi e ragazze si fanno in quattro per gestire un campo di calcio, il XXV aprile, nel quartiere di Pietralata a Roma).

E’ un esempio di come lo sport possa essere un incredibile strumento di integrazione sociale. Si tratta di ragazzi che arrivano da noi dopo aver lasciato guerre, povertà, carestie, inferni vari. Molti di loro hanno ancora brutte cicatrici ben visibili ovunque sul corpo. Altri ce le hanno dentro, in profondità. Alcuni sorridono, altri ridono, altri restano in silenzio, timidi, nello spogliatoio.

Tutti hanno voglia di giocare a calcio e lo fanno in maniera molto seria. Molto seria. Chi sperando che qualcuno li noti e li aiuti a fare “il grande salto”, altri giusto per il piacere di giocare e di evadere attraverso lo sport.

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Li abbiamo raccontati sin dall’inizio e abbiamo raccontato la bellissima storia del loro campo, il XXV Aprile.  E da poco è uscito anche un film su di loro (resta ancora da vedere se i produttori manterranno la loro promessa di aiutare la squadra o se resteranno solo belle parole. Ma lo vedremo più avanti).

E così poche ore fa sono andato a trovarli in occasione di una partita di campionato. Sotto il diluvio. Quello che sta colpendo Roma da giorni, per intenderci.  Il Tevere è li’ a pochi metri, quasi pronto ad esondare. E loro giocano. Nel fango, come tutti i giocatori di calcio. Giocano. Ridono, imprecano, corrono, sudano. Giocano.

Ritrovo molti vecchi amici. Mi riconoscono sugli spalti e urlano “Hey, Antonio! Finalmente ti ricordi di noi! Scendi, dai, vieni a fare qualche foto come una volta”. Sono vecchi amici.

Fabrice, il capitano, è sempre sorridente ed è un leader nato. Sia in campo che nello spogliatoio. Li sprona, si incazza, ride e incoraggia.

Antonio "Emme" Marcello (S4C e Liberi Nantes)

Antonio “Emme” Marcello (S4C e Liberi Nantes)

Trovo “Emme” (Antonio Marcello), colonna fondante di S4C ma anche dirigente dei Liberi Nantes. Oggi fa il guardalinee, perché tutti fanno qualcosa. Diluvia e lui è lì, sotto la pioggia.

Mi racconta che stanno attraversando un periodo piuttosto difficile ma, per questioni di “conflitto di interessi” era piuttosto restio a coinvolgere S4C. Insisto. E comincia a raccontarmi che le cose non vanno affatto bene.

Oggi ci siamo dovuti far prestare le maglie. Stiamo finendo i soldi e non sappiamo come fare.  Hanno girato un film sulla squadra e stiamo ancora aspettando che i produttori mantengano la promessa di darci un aiuto economico. E’ piccolo ma può fare la differenza. Stiamo ancora aspettando. Ma sono certo che lo faranno, sono brave persone e manterranno la promessa. Speriamo almeno…

Anche l’allenatore, il Mister, è un volontario. Come tutti. E tutti si prendono anche oggi tanta pioggia per accompagnare i ragazzi della squadra.

Fabrice

Fabrice

Ecco, quella dei Liberi Nantes è una bella storia a Roma. Una storia bagnata, ma una bella storia.

Però adesso ricominciamo a raccontarla, perché hanno bisogno di essere aiutati. Basta poco.

Ne riparleremo presto, vedrete

AA

 




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