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Un carnaval de quartier sans frontières à Marseille

Marsiglia: un carnevale di quartiere senza frontiera

(en francais en bas)

Una storia di Hugo Albignac (S4C France)

Domenica 13 marzo si è tenuto a Marsiglia il Carnaval de la Plaine et Noailles.

È il 17° anno che questo Carnevale indipendente e alternativo invade le strade dei quartieri di Noailles e La Plaine tra gioia, musica e farina. E va avanti a grandi passi...

Indipendente e infarinato, questo carnevale rivendica la sua illegittimità istituzionale come il suo ancoraggio sociale e urbano. Questa domenica la folla si è radunata nell’allegria. A poco a poco, il corteo prende forma e si riunisce attorno ai carri carnevaleschi creati per l'occasione, ballando al ritmo di Batukada e fanfare.

Quest’edizione del Carnevale si svolge principalmente sotto gli auspici dello stato di emergenza che è stato adottato in Francia dopo gli attentati del 13 novembre 2015 (prorogato fino al 26 maggio 2016) e che limita ogni manifestazione pubblica. Essa rappresenta inoltre l’occasione per contestare la trasformazione urbana in atto nel quartiere La Plaine finalizzata a modernizzarlo e probabilmente a cambiare il profilo sociale dei suoi abitanti. Questo quartiere del centro di Marsiglia conserva ancora i tratti popolari che conferiscono alla città il suo colore mediterraneo, cosi com’è possibile ritrovarlo nelle città di Napoli o Genova, in contrasto con l'evoluzione delle principali città europee.

02-OrcabluQuest'anno, il Carnevale ha anche un significato speciale per la presenza di molti rifugiati e richiedenti asilo di origini sudanesi, afghane e siriane. Essi partecipano al corteo indossando maschere bianche che rafforzano l’immagine d’individui senza identità o statuto riconosciuto. Alcuni di loro sono arrivati in Francia attraversando il confine italiano nell’estate 2015. Altri invece provengono dalla jungle di Calais, nel nord della Francia. Sono stati trasferiti a Marsiglia dalle forze dell’ordine francesi e rinchiusi nei centri di detenzione amministrativa della città nei mesi di ottobre-novembre 2015. Una volta rilasciati, molti di loro hanno scelto di rimanere a Marsiglia per chiedere asilo ed evitare cosi di essere ripetutamente arrestati e messi nei centri di detenzione amministrativa. In seguito al trasferimento forzato di rifugiati dalla jungle di Calais a Marsiglia, un collettivo – l’equivalente dei centri sociali italiani – è stato creato per aiutarli a trovare un alloggio, ad imparare il francese, a svolgere le procedure amministrative per il loro riconoscimento come rifugiati. In breve, per accompagnarli in tutte quelle pratiche che sono a carico delle autorità pubbliche.

Lungo il corteo del Carnevale, i membri del collettivo sfilano davanti a una grande orca blu dentata e ferita che rappresenta l'Europa e che rivendica l'abolizione di tutte le frontiere, com’è anche scritto sulla sua coda in arabo. Si tratta di un lavoro artistico pensato e realizzato da un rifugiato sudanese.

La sfilata si avvia verso le strade marsigliesi con l’orca blu in testa seguita da una dozzina di carri tra cui mostri marini, rappresentazioni di confini spinati e un avvoltoio annidato su una macchina sulla quale sono poste le immagini di politici locali.
Il corteo formato da carri e carnevaleschi adulti e bambini a seguito, è subito avvolto in una tempesta di farina. La farina è il simbolo della sussistenza ed è stata il detonatore di numerose rivolte nei tempi lontani ma anche attuali. La farina è anche un'allegoria della neve, così rara a Marsiglia, che ben descrive il carnevale come momento di capovolgimento delle abitudini locali.

01-AvvoltoioSebbene il corteo avanzi a ritmo di musica, danze e giochi con lancio di farina e coriandoli, cio’ non impedisce alla polizia di intervenire per “il degrado delle telecamere di sorveglianza pubbliche” e di imporre con violenza l’ordine pubblico usando manganelli e gas lacrimogeni.

Paradossalmente, questo intervento rimanda a un rito del carnevale che vede opporsi in una "finta battaglia tra maschere (...) due gruppi che s’incontrano a colpi, lanciando grida e facendo molto rumore, in modo da far abbaiare tutti i cani del vicinato.".1
Solo che, nel caso del Carnaval de la Plaine et Noailles, la battaglia non dura. E questo, grazie alla volontà dei suoi partecipanti di proseguire il loro corteo musicale e gioioso senza cadere nella trappola della violenza urbana. L’intervento si conclude tra l’altro senza incidenti e scontri e con il ritiro spontaneo delle forze di polizia.

Il Carnevale riprende cosi l’inversione dei codici sociali stabiliti, perché, come lo scrive ancora Van Gennep “Il carnevale è ovunque l'ipocrisia umana che butta giù la maschera. Qui è volgare, anche brutale (...). Il cappotto del carnevale copre l'immoralità, le peggiori fantasie e anche la criminalità. La natura umana, vincolata per tutto l'anno, dà libero sfogo sotto la maschera ai suoi istinti più grossolani e più malvagi.”

Il punto è sapere come questo Carnevale indipendente e alternativo può ancora aver luogo in un ambiente urbano sempre più controllato, codificato e dove le telecamere di sorveglianza sono diventate gli elementi tecnici di un ordine sociale immutabile che si oppone a qualsiasi forma di “sovversione” che essa sia temporanea o festiva. Inoltre, è questo controllo costante e totale degli spazi urbani che rafforza la perennità delle contestazioni.

Intanto, il corteo continua per il suo percorso ed esegue il suo ultimo rito che consiste nel bruciare i carri carnevaleschi sulla piazza de La Plaine. L’attenzione dei partecipanti e dei carnevaleschi è rivolta soprattutto sullo scomparire tra le fiamme del carro- avvoltoio addobbato con le foto dei politici locali.

Un carnaval de quartier sans frontières à Marseille

(par Hugo Albignac/S4C France)

Ce 13 mars s’est déroulé à Marseille le carnaval de la Plaine et Noailles. C’est la 17ème année maintenant que ce carnaval indépendant dévale la ville du quartier de la Plaine à Noailles dans les cris, la musique et la farine. Et ça déménage !

Indépendant et fariné, ce carnaval revendique son illégitimité institutionnelle comme son ancrage social et urbain. Ce dimanche sur Marseille la foule est là au rendez-vous... Petit à petit, son cortège s’assemble dans la bonne humeur et se regroupe autour des chars créés pour l’occasion au rythme d’une multitude de batukada et fanfares hétéroclites.

Cette édition du Carnaval était placée sous les auspices de l’état d’urgence et de la contestation de la transformation urbaine que souhaitent les autorités locales pour ces quartiers d’hyper centre. Ces quartiers de Noailles et La Plaine, encore très populaires, donnent à la ville sa couleur méditerranéenne comme on trouve aussi à Naples et à Gênes à l’opposé de l’évolution des principales grandes villes européennes.

Cette année, ce carnaval revêt un sens particulier car son défilé voit la présence de nombreux réfugiés et demandeurs d’asile soudanais, afghans ou encore syriens qui ont revêtu pour la plupart un masque blanc anonyme. Certains parmi eux sont arrivés par la frontière italienne. D’autres proviennent de Calais. Ils ont choisi de rester à Marseille pour demander l’asile et éviter des arrestations et détention administrative à répétition par les autorités françaises comme cela a été le cas aux mois d’octobre et novembre 2015. C’est dans ce cadre qu’un collectif se mobilise auprès d’eux depuis près d’un an pour leur assurer ce que les autorités publiques leur refusent au mépris de leur responsabilité: leur hébergement, des cours de français ou les accompagner dans leurs démarches administratives. Ce collectif défile ainsi aux côtés d’un char prenant les traits d’un mélange entre une baleine bleue et un orque férocement denté et blessé qui représenterait l’Europe et sa fermeture, œuvre artistique pensée et construite par un des réfugiés soudanais.

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Le départ du cortège voit s’élancer, avec la baleine bleue, une dizaine de chars entre monstres marins, frontières barbelées ou ce vautour niché sur une voiture à l’effigie de responsables politiques locaux. On se retrouve pris dans une tempête de farine – surtout si l’on a eu le malheur de ne pas se déguiser. Cette farine qui est depuis tout temps, signe de subsistance et valeur brandie par tous les peuples qui se sont révoltés contre les politiques de leurs dirigeants. La farine est en outre une allégorie de la neige qui, si rare à Marseille, représente bien le renversement des habitudes locales.

Tout au long du cortège, ce qui caractérise son côté alternatif et indépendant est l’expression politique libre qui s’y manifeste au milieu de ces festivités.
Cette expression se cristallise dans les revendications concernant l’avenir de la Place de la Plaine et l’abattement de toutes les frontières, comme cela est écrit en arabe - sur la queue de la baleine bleue - de la main de ceux-là même qui ont le plus d’expérience de la frontière-barrière.

Au milieu de cette cohue, de la musique, de la danse et des cris de joies des très nombreux enfants déguisés et autant enfarinés qu’enfarineurs, l’intervention des forces de police pour « dégradation de caméras de surveillance » vient défier le rite de Carnaval en manifestant avec véhémence l’ordre par l’utilisation de coups de matraques et du recours aux gaz lacrymogènes.

Paradoxalement, cette intervention vient raviver un autre rituel de Carnaval qui voit s’opposer dans une «bataille simulée entre masques (...) deux groupes qui se rencontrent avec des coups de bâton, de grands cris et beaucoup de bruit, de façon à faire aboyer tous les chiens du voisinage. »

Sauf qu’ici la bataille ne dure pas du fait de la volonté des carnavaliers de ne pas entrer dans le jeu de la violence. Cet épisode policier se conclut d’ailleurs par l’éloignement des forces de police.

05-JourdeCarnavalCe Carnaval de la Plaine et Noailles reprend la fonction de retournement des codes sociaux établis. Comme l’écrit encore Arnold Van Gennep, le carnaval « c’est partout l’hypocrisie humaine qui jette son masque. Il est ici vulgaire, brutal même (...). Le manteau de carnaval couvre l’immoralité, les pires fantaisies et même le crime. La nature humaine, bridée toute l’année, donne libre cours, sous le masque, à ses instincts les plus grossiers, les plus crapuleux. »2. La question est de savoir comment peut-il encore se dérouler dans un cadre urbain de plus en plus contrôlé, codifié dans lequel les caméras de surveillance sont devenues des éléments techniques d’un ordre social qui devient inamovible et qui s’oppose à tout renversement même temporaire et festif.

Le Carnaval a continué son chemin vers la Plaine pour procéder au dernier rite qui est de brûler ce vautour de carnaval affublé des photos de nombreuses personnalités politiques locales.

La nuit tombe. Avec la fin du Carnaval - cette période qui correspond étymologiquement à un moment où la viande est permise – on a l’impression olfactive au milieu de l’alcool et du fumet d’un barbecue proche de sentir, mélangé à la farine, l’odeur rôtie du vautour partant en fumée.




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